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M.A.D. che circo!

2023-10-24 12:24

Caterina Bernardi

Blog,

M.A.D. che circo!

Quante volte vi siete riferiti al vostro ambiente di lavoro come: “un circo” per dire che sono tante le peripezie attraverso cui dovete passare, e i “

Quante volte vi siete riferiti al vostro ambiente di lavoro come: “un circo” per dire che sono tante le peripezie attraverso cui dovete passare, e i “numeri”  -intesi come “spettacoli”, cose complicate ma anche un po' “assurde” che dovete fare o vi sono richieste?

 

Beh ci siamo passati tutti e sappiamo che al giorno d’oggi sebbene il bisogno di semplificazione si faccia più forte, la complessità in cui siamo immersi rende tutto caotico più che lineare. Spesso ci sentiamo un po' come dei giocolieri che devono tenere in movimento e in equilibrio tante cose, mentre intratteniamo un pubblico sempre più esigente! Siano essi capi, colleghi o clienti.

 

In up2you ci siamo chiesti: e se utilizzassimo proprio la metafora e l’esperienza del circo e delle sue arti per aiutare i team e le organizzazioni a vivere e sciogliere la complessità moderna come un momento di empowerment individuale e di gruppo?

 

Detto fatto! Abbiamo creato il format  M.A.D. “Che Circo” . L’ acronimo sta per Make a Difference -fai la differenza - ma il richiamo ad una “experience” un po' mad, un po' folle, è proprio voluta!

 

Attraverso 5 palestre di arti circensi i partecipanti sperimentano molte competenze legate alla quotidianità lavorativa. Vediamo insieme:

 

  1. Le competenze di ruolo e le capacità di influencing la si può allenare nella Clownerie. Un clown non lavora mai da solo ma lavora con un partner clown cui crea un ritmo, una sincronia per poter sorprendere e intrattenere un pubblico. Il Clown nasce in Inghilterra nell’800 e la sua ambiguità fatta di divertimento e di un disagio che spesso crea, nasce dalla combinazione di due figure: il clown bianco e il clown rosso (detto Augusto). La relazione tra i due è fortissima, giocano ruoli diversi e l’uno ha bisogno dell’altro, proprio come un capo ha bisogno del suo collaboratore. Il clown improvvisa in una cornice di riferimento che è uno schema secolare (quello dei due clown) che è diventato un codice riconosciuto in tutto il mondo. Nella clownerie si scopre la profondità del ruolo che giochiamo con l’altro e la capacità di stare in connessione per creare stupore.
  2. Nella acrobatica a terra invece si sperimenta la capacità di avere fiducia e di affidarsi all’altro. Quando i nostri partecipanti imparano a formare una piramide umana, subito imparano che il più bravo e il più forte non è chi sta in alto ma la combinazione del gioco di tenuta condivisa e di equilibrio che viene fatto da tutta la piramide. Nella giocoleria si richiede un grande patto di fiducia e di “empatia” con i propri compagni. Ci si deve capire con uno sguardo, con piccoli gesti, si deve sempre essere in ascolto attivo dell’altro, dei suoi movimenti impercettibili e con grande delicatezza e rispetto dell’altro dosare le proprie forze.
  3. L’equilibrismo invece è la palestra in cui si impara la gestione l’incertezza. Come posso riuscire a camminare da solo su una corda tesa? Imparando ad avere una visione sistemica tra il piede che appoggio e il punto di arrivo verso sui devo tendere. Calibrando la mia forza per non cadere e quindi focalizzandomi e ascoltando il mio self talk; chiedendo supporto mentre imparo per innescare un processo di adattamento e di apprendimento. La palestra dell’equilibrismo rappresenta la metafora della complessità di attività e di relazioni che affrontiamo ogni giorno nella nostra quotidianità.
  4. La gestione dell’errore (e della frustrazione) invece è deputata all’arte della giocoleria. Questa è la palestra del “growth mindset”, in cui si sperimenta quanto non sia funzionale continuare a pensare, come siamo abituati a fare, che una performance sia sempre “buona la prima”. Nella giocoleria invece si sperimenta la conquista del saper far roteare 3 palline o far volare un “diablo” solo nel momento in cui io ammetto che devo prima “imparare” a farlo e che per farlo dovrò innazitutto darmi il permesso di sbagliare.  Nella giocoleria devo letteralmente “mollare la presa”, lasciare che la seconda o terza pallina lasci la mia mano. Provate a farlo e vedrete che la parte difficile del “trucco” sarà proprio questa. Perché accade? Perché sappiamo che se mollo la pallina cadrà (almeno le prime volte) e abbiamo paura di sbagliare, perché sbagliare non è visto come una fase di apprendimento, calcolato, ma come qualcosa di negativo per sé. Bene imparare a “mollare la presa” e valorizzare un errore come apprendimento, significa poter innescare processi di innovazione e di benessere nei gruppi di lavoro e per i singoli. Soprattutto al giorno d’oggi in cui il mercato ci richiede grande flessibilità di cambiamento e innovazione continua: come posso pensare di sapere già tutto e di poter apportare innovazione senza passare da una fase di sperimentazione, errore e apprendimento?
  5. Infine il trapezio, questa arte circense è la metafora dell’antifragilità e del coraggio. Con il trapezio si sperimenta che la paura e la sua elaborazione sono una tappa nell’affrontare cambiamenti e trasformazioni, e che serve, insieme al coraggio di andare oltre ad essa, per restare focalizzati e stare attenti al nostro benessere. Nell’era del caos (come l’ha definita Jamais Cascio) l’accelerazione di cambiamento può portare ad una destabilizzazione tale da andare in stuck state, rimanere paralizzati dalla paura di sbagliare o del non sapere con certezza la direzione da prendere, perché cambiano in continuazione le priorità, i team, le organizzazioni. Comprendere come attivare le proprie risorse emotive diventa la chiave per navigare l’incertezza.

 

 

L’esperienza del circo è ricca di apprendimenti e condita da fiumi di sorrisi, di risate e divertimento.

 

Questa esperienza parte con la perplessità cupa dei suoi protagonisti designati che come si sentono dire che faranno il circo rimangono di sasso e pensano: queste sono matte (da lì il nome M.A.D) ma alla fine della giornata, condotti da maestri  circensi e facilitatori professionisti e attingendo dalle loro risorse, riescono davvero a fare la differenza e vivere lo stupore e la gioia di una giornata in cui si sono messi in gioco, hanno imparato qualcosa di divertente e qualcosa di utile e hanno re-insaldato legami lavorativi.

 

Il format del Circo è una metafora potente di empowerment del singolo e del gruppo, è piena di soprese che… però qui non vi svelo altrimenti che sorpresa sarebbe? Ma vi aspettiamo nel nostro “chapiteau” UP2you per saperne di più.